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Il mito intramontabile dell’Uomo Tigre

Andava in onda nell’ottobre del 1969 (esattamente il 2 ottobre) in Giappone la prima puntata dell’Uomo Tigre, la storia a cartoni animati di un lottatore di wrestling che indossa la maschera di una tigre e che combatte per sostentare, con i proventi degli incontri, un gruppo di orfani.

La serie tv ispirata all’omonimo manga di Ikki Kajiwara e illustrato da Naoki Tsuji, è divenuta poi un cult negli anni ’80 in Italia, programmata e trasmessa sulle reti Mediaset (a partire da Rete 4).

La formula del successo di Naoto Date, questo è il nome del ragazzo che si cela dietro alla maschera dell’Uomo Tigre, è nell’essere un personaggio forte e fragile al contempo. Un eroe solitario, che come recita la sigla: «combatte solo la malvagità/non ha paura si batte con furore/ed ogni incontro vincere lui sa». Impenetrabile ed invincibile quando indossa la maschera della Tigre, e pieno di dubbi e debolezze quando affronta la quotidianità con piglio d’adolescente.

Un eroe tragico ed epico che lotta contro se stesso. Tra fiotti di sangue, incontri spettacolari e nemici famelici, rappresentati con un tratto arcaico ma carico di fascino, colori e tridimensionalità.

Un personaggio che sta tornando in voga per la felicità dei tanti appassionati.